Cuore sacro
- Ilaria Fiorani
- 28 mag 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Lo guardo, e penso: "ma l'ho fatto veramente io?" E' bello, l'ho lavorato e colorato con le mie mani sotto la guida attenta di Giada Ho guardato, ascoltato, capito le sue indicazioni Quando non le ho capite mi sono tagliata, mi sono fermata, disinfettata la ferita e ho ricominciato Lo guardo e vedo i miei colori, vedo la "simbologia nascosta" che ho voluto così definire e inserire Lo guardo e vedo me Lo guardo e vedo un bel pomeriggio Lo guardo e vedo un processo Lo guardo e vedo un processo, il mio; è un processo che segue il mio ritmo, i miei colori, il mio insolito "less is more" e il mio solito finire per ultima Eppure non è stato quell'essere ultima che mi ha impedito di terminarlo Lo guardo e ripenso a quel lavoretto fatto in quinta elementare. Era un pulcino di Pasqua fatto con tutti pezzettini di carta riciclata, a mo' di collage. Me lo ricordo bene quel pulcino. Me la ricordo bene quella sensazione di sentirmi indietro, di sentirmi in difetto per avere il mio tempo, di sentirmi in difetto per avermelo portato a casa per ultimarlo. Me lo sono ricordata bene domenica. E' stato un tuffo nel passato. Raramente mi capita. E' stato come tornare in quel momento. E' stata Luci che mi ha detto "guardala come sta concentrata con quella lingua di fuori". E' stata Luci che ha esclamato "sempre l'ultima!". E' stata una serie di strane belle coincidenze che mi hanno fatto ritornare lì, che hanno fatto riaffiorare quel ricordo. Un po' come Proust e le madeleine. Quanto ho amato quel passaggio alle scuole superiori. Lo guardo e vedo me, ora. Oggi. Con le mani in pasta, su questo codice, che non so risolvere
Con questo dottorato, che non so come riuscirò a portare a termine
E' dura, è difficile, è faticoso Tante volte mi chiedo ma perché la sto facendo tutta questa fatica. Tutto questo sentirmi fuori posto servirà mai a qualcosa? Tutto questo lavoro mi porterà al traguardo? E poi vedo il cuore, e penso che ce la posso fare. Ho fatto un qualcosa al di fuori dei miei talenti. Lo sappiamo tutti, tutto ciò che è manuale non mi appartiene. Eppure ce l'ho fatta. Perchè non dovrei farcela con un codice, con Stata, con la ricerca, con la tesi. Io sono sicura che ce la farò ma in certi giorni è più difficile di altri crederci. Crederci che ce la posso fare. Crederci che ce la farò.
E poi dopo domani vado a Torino, volevo mettere dentro altre cose nuove, ma non ce la farò. Ed è qui che mi sento di nuovo fuori luogo. Eppure c'è un'altra parte di me che mi dice "ma Ilaria ma che te frega, prendi, parti, vai e presenta quello che hai, senza dover essere al top, senza dover essere perfetta. Fregatene. Vai e provaci. Mettiti in gioco".
E infatti lo farò per questo: per mettermi in gioco.
Sincera?! Non mi importa più di tanto della presentazione.
Ovvio, sono preoccupata. Ho solo domani per prepararmi.
Mi deve venire il ciclo e per l'ansia non mi viene. Sono in un mix di emozioni altalenanti.
Eppure in tutto questo marasma sono felice, mi sento fortunata. Mi dottorerò? Mi dottorerò. Non so come, ma ce la farò.
Ce la farò?
Ce la farò.
Sicuramente in lacrime, ma ce la farò.

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